CONSIGLI TELEVISIVI: Westworld, il truculento capolavoro di fantascienza targato Netflix


Non riesco mai a vedere i film, o le serie tv appena escono, per una ragione o per l’altra finisce sempre che le guardo tempo dopo, con molta calma, vale anche per i libri, difficilmente compro i libri del momento, quelli in cima alle classifiche, vado per la mia strada in base al desiderio del momento e al mio stato psicologico, così è stato per questa serie di fantascienza, targata Netflix.
Questa primavera ho iniziato a vederla e non ho più smesso fino all’ultima puntata della seconda serie. Un amico mi ha chiesto che senso avesse recensire film o musica che sono usciti da tempo, visto che di recensioni nel frattempo ne saranno uscite a decine. Ho risposto che questo blog non è nato per recensire le ultime novità, ma oltre che per promuovere le nostre produzioni, anche per condividere cose belle e che ci hanno colpito, fregandocene della data di uscita. Il risultato è che qualcuno non ne conosceva l’esistenza e m ringrazia per averne parlato, qualcun altro mi comunica quelle che sono state le sue impressioni e ci scambiamo idee, qualcun altro magari si limita a ricordare le emozioni provate nel vedere la tal serie o il tal film, per me è sufficiente. Condividere cose belle a mio avviso è un ottimo modo per fare la rivoluzione, di qualunque periodo esse siano.

Questa serie alla vista delle prime puntate, non mi convinceva del tutto, sarà stato per la lentezza, per la sgradevolezza di certi personaggi e di certe scene, perché va detto è una serie piuttosto violenta, si pistolettano e si accoltellano con una facilità esagerata e il sangue ha uno spiacevole e alquanto disturbante  iper realismo,  in ogni caso mi lasciava dubbioso, ma con una grande fascinazione di fondo, nonostante l’ambiente principale dove si svolgono le vicende sia il western americano, periodo che io detesto.
Non ho mai amato il western e ho dovuto forzarmi la mano per continuare a guardarlo. Sia chiaro non è una storia western, si svolge in un imprecisato ma vicino futuro in cui una potente company ha creato un parco divertimenti, con l’ambientazione suddetta, abitata da sofisticatissimi androidi, indistinguibili dagli umani. I visitatori del parco, che sono ovviamente ricchi per potersi permettere il costo della loro “vacanza” si ritrovano in questo ambiente e possono fare degli androidi ciò che vogliono, quindi uccisioni, stupri, violenze sesso e quant’altro senza conseguenze. Gli androidi possono ammazzarsi tra di loro, ma non sono in grado di sfiorare nemmeno un capello ai visitatori. Ogni volta che un androide viene danneggiato o ammazzato, subisce una riparazione, la cancellazione della memoria e ritorna a recitare il suo ruolo. Tutto va bene, finché qualche androide comincia a ricordare le angherie subite e a elaborare in modi anche imprevedibili le esperienze vissute e da qui parte tutta la storia. Va ricordato che la sceneggiatura è ispirata ad un film di fantascienza degli anni 70, IL MONDO DEI ROBOT, con uno splendido Yul Brinner nei panni dell’androide, ma di quel film (che vidi da ragazzino e mi piacque molto) resta molto poco, qui la sceneggiatura si arricchisce di così tanti risvolti psicologici e colpi di scena e personaggi complessi e storie a più livelli che ne fanno un lavoro corposo, complesso e alla fine molto, molto affascinante ma per niente facile, in sostanza vederlo richiede impegno.
Ogni puntata ti lascia da pensare e a tratti anche un po’ scosso, non è una serie che guardi una puntata via l’altra, tutt’altro ne vedi una e poi ti fermi qualche giorno almeno.

Gli attori sono davvero bravi, su tutti Anthony Hopkins nei panni del tecnico che progetta gli androidi, uno dei fondatori del parco, il deus ex machina che agisce dietro le quinte. Bravissime le attrici che fanno rispettivamente Dolores e la tenutaria del bordello, nonché il dottore di colore che supporta il lavoro di Hopkins. Ottimo anche il doppiaggio italiano, fatto davvero bene.

E’ un prodotto molto contemporaneo, per l’ambivalenza dei personaggi, la dolenza di fondo e la complessità psicologica, nello stesso tempo assomiglia ad una tragedia shakespeariana, c’è una sorta di grandiosità, di importanza, in questo racconto, i personaggi intraprendono, sospinti dagli eventi una sorta di trasformazione, di crescita e per fare questo non esitano ad utilizzare i mezzi più truci e violenti, compreso l’inganno e la menzogna.
L’ho trovata un interessante metafora della società contemporanea, dei percorsi che possiamo intraprendere per migliorarci, cambiare, diventare migliori o peggiori, ma non possiamo sottrarci a certi aspetti sgradevoli dell’esistenza, che ne fanno parte e sono imprescindibili, come la filosofia orientale insegna molto bene, oscuro e luminoso, Yin e Yang. Accettare le avversità, affrontarle, riconoscere la bellezza e godersela, affermare se stessi. Se penso alla mia vita, è stata ed è, metaforicamente parlando appunto, più o meno così, una battaglia continua, accompagnata da meraviglie continue a tratti infinitamente stancante.

Westworld comincia a decollare davvero intorno alla sesta/settima puntata, da li è tutto un crescendo, passando da un finale della prima stagione che lascia stupiti ed entusiasti (soprattutto per l’evoluzione del personaggio di Dolores) e che è un preambolo alla seconda stagione, dove un finale ancora più grandioso vi lascerà con la sensazione di aver visto qualcosa di veramente bello.

E’ da guardare e se l’avete già fatto è da riguardare, in ogni caso sono stato bravo perché ho spoilerato pochissimo.

M13
GENERE: Fantascienza

IDEATORE: Jonathan Nolan, Lisa Joy

ATTORI: Evan Rachel Wood, Thandie Newton, Jeffrey Wright, James Marsden, Ingrid Bolsø Berdal, Luke Hemsworth, Simon Quarterman, Rodrigo Santoro, Angela Sarafyan, Shannon Marie Woodward, Ed Harris, Anthony Hopkins, Clifton Collins Jr., Tessa Thompson, Louis Herthum, Talulah Riley, Fares Fares, Gustaf Skarsgård, Katja Herbers, Sidse Babett Knudsen, Ben Barnes, Jimmi Simpson

ANNO: 2016

PAESE: USA

PRODUZIONE: Warner Bros. Television

DURATA PUNTATE: 57 Min
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