Minimalismo: tendenza a ridurre al minimo la realtà



Durante le vacanze di Natale, sto osservando il catalogo Netflix sul computer e mi capita sott’occhio un documentario su questo gruppo di persone (in America) che si professa MINIMALISTA, ma non solo in senso estetico o artistico, piuttosto come filosofia di vita, in primis per l’ambiente, in secondo luogo per vivere una vita più equilibrata e meno predatoria e isterica nei confronti del mondo. Vivono in case con poche cose, tutto è studiato per rendere al massimo con il minimo consumo, pochi abiti ma belli, poche cose ma scelte con un senso preciso. Mi fa strano, vedere espressi nel documentario concetti, che quasi senza rendermene conto, ho applicato a molti aspetti della vita. E’ un sistema che se affinato nel tempo ti porta ad evitare un grande numero di sprechi di energia vitale, e ti rende quasi insopportabile l’opulenza di oggetti e di pensieri.

Ho sempre sentito intimamente questa specie di imperativo che in inglese mi suona molto bene: less is more, il meno è più.


Complice la crisi economica che ha colpito un po’ tutti negli anni scorsi, mi sono ritrovato a dover far quadrare i conti dopo una sostanziale riduzione del fatturato. Iniziai così a valutare di quante cose potevo fare a meno e di quelle irrinunciabili. Inaspettatamente l’elenco delle prime si è rivelato quello più lungo. Erano tante le cose di cui potevo fare a meno e vivere benissimo. Mi sono accorto in quegli anni quanto la pressione sociale al consumo sia molto forte e quanto in realtà ci facciamo influenzare malgrado tutto.

Sono riuscito a fare a meno dell’auto, ad avere pochi abiti ma che mi piacessero davvero, a comprare meno cose magari usando l’affitto invece dell’acquisto, ma quel periodo è stata la spinta a concretizzare un gusto ed un’aspirazione che porto con me da sempre. Ho sempre adorato luoghi e persone che togliessero invece di mettere e negli ultimi anni questa specie di linea guida si è fatta sempre più potente e ha riversato le sue influenze su ogni aspetto del mio operare, abitudini di consumo, abitudini di vita, gusto ed estetica.

Non poteva non influenzare anche le attività che porto avanti qui, non è un caso che mi sia trovato un socio (la Baronessina ndr) che ha gusti affini, seppure diversi, ma anche per lui vale il meno è più, quando sale sul palco non ha mai di più di quello che serve. Così ad aprire ufficialmente il nostro ritorno sul web, dopo qualche mese di riposo e riflessione, abbiamo ben pensato di dedicarlo a questa filosofia e di tenerlo come faro della nostra attività, e come cifra anche del nostro stile comunicativo ancora più sentitamente di prima.

Riduciamo l’impatto ambientale, semplifichiamo lo stile di vita, alleggeriamo la mente, soprattutto prendendoci il lusso di avere tempo, che è forse l’unico lusso che possiamo davvero permetterci.

Perché il mare è pieno di plastica,

perché ci ammazziamo nei negozi se ci sono i saldi,

perché spendiamo mille euro per un telefono,

perché facciamo due ore di coda per mangiare il pollo fritto di una catena americana,

perché ci bruciamo le domeniche per andare all’Ikea,

perché ci mettiamo brutti vestiti pieni di scritte e decori inutili,

perché compriamo elettrodomestici “indispensabili”, che poi non useremo mai,

perché compriamo auto da 30.000 euro per restare bloccati in tangenziale ogni giorno,

perché è tutto troppo ed è tutto troppo Cheap!
M13

Citazioni: il documentario citato sopra si trova su Netflix, dal titolo: MINIMALISM, A DOCUMENTARY ABOUT THE IMPORTANT THINGS, ne consigliamo la visione.
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