OPINIONI: Il capo, il gruppo e le convinzioni sgretolate

Ho sempre creduto, avendo fatto corsi e consulenze in un numero sconfinato di aziende, che qualsiasi gruppo organizzato richiedesse un “capo” o meglio un dirigente che con intelligenza e razionalità, guidasse le persone sfruttando al meglio le caratteristiche di ognuno, fino a creare la migliore delle sinergie possibili.
Certamente non ho mai creduto che un capo, (uso questo termine per comodità) autoritario e umorale che maltratti le persone, fosse un’idea funzionale. Però credo che in alcuni momenti, un pizzico di “comunque qui decido io”, sia necessario. In particolare per noi italiani che siamo talmente prime donne e indisciplinati da aver spesso bisogno di essere riportati all’ordine.
All’inizio della mia carriera di formatore ho lavorato in un ente di formazione regionale dove vigeva la cosiddetta “responsabilità diffusa”, figlia degli anni 70, dove tutto veniva deciso collegialmente, risultato ognuno faceva lo stracacazzo che gli pareva, regnava l’anarchia e moltissime persone rubavano letteralmente lo stipendio.
Quindi ci vuole un “Capo”, mi ha insegnato l’esperienza  e talmente convinto di questa cosa, quando La Baronessina ed io ci siamo per la prima volta trovati in un gruppo che faceva spettacoli, abbiamo stabilito, all’unanimità e su forte mia spinta che ci fosse una persona che avesse comunque l’ultima parola, convinti che altrimenti sarebbe regnato il caos, quindi scegliemmo la persona che apparentemente aveva più esperienza di palcoscenico e di canto (notevole voce tra l’altro).
All’inizio sembrò funzionare, ma col tempo questa persona da guida e riferimento si trasformò in una specie di tiranno, che alle riunioni ci comunicava le sue decisioni, brani, scaletta, titoli, tutto, insomma lui decideva e noi dovevamo assecondare, tra l’altro spesso decideva robe assolutamente insensate. Un disastro, era chiaro che non sarebbe durata e per la prima volta in vita mia mi ritrovai con la mia convinzione totalmente disattesa dai fatti.
Poi ho iniziato a lavorare con La Baronessina e il Perfido Neve, personaggi nati con noi, o meglio delle specie di prolungamenti delle nostre personalità e qui è accaduto una specie di miracolo, perché semplicemente non esiste un “capo”, esistono piuttosto degli ambiti di influenza, nati naturalmente e dovuti alle personali inclinazioni di ognuno, il Neve sui testi, la scrittura e non poco l’organizzazione pratica, io particolarmente l’immagine, la grafica e tutto quello che riguarda il web, la Baronessina sullo styling, la scelta dei brani, le pubbliche relazioni (dove è fortissima). Naturalmente spesso ci interscambiamo, non esiste niente di rigido, ci consigliamo, ma la cosa che mi piace di più è che lavoriamo sulla fiducia. Per gli spettacoli col tempo il grosso delle decisioni, le prendono il Neve e la Baronessina, studiano teatro, studiano musical e dizione io imparo e mi lascio guidare, sul web sono più forte io, anche se spesso il Neve toppa una serie di errori di distrazione miei, piuttosto frequenti, insomma una bella sinergia, funzioniamo. Certamente il fatto che siamo solo in tre facilità moltissimo le cose, che siamo anche amici e soprattutto ci stimiamo anche, che nessuno ha desideri di protagonismo sulla testa degli altri altrettanto, ma sicuramente questa esperienza ha disatteso le mie convinzioni sul “capo” e mi ha fatto pensare che forse la cosiddetta “organizzazione a responsabilità diffusa” possa funzionare. 
In realtà in un gruppo piccolo si, se ben affiatato, anche se a ben guardare con tutte le persone che collaborano con noi, il costumista, i fotografi, le truccatrici, il cameramen, la coreografa, forse tanto piccoli non siamo e certo queste collaborazioni sono volontarie, sono favori, se capita che qualcuno non può aiutarci ci avvisa e in qualche modo ci arrangiamo, non obblighiamo mai nessuno, come è giusto che sia, in fondo diamo visibilità reciproca al lavoro di ciascuno, non possiamo pretendere troppo. Una cosa accomuna queste persone, oltre al talento, innegabile, quando dicono una cosa la fanno e credetemi non è così facile incontrare persone così. Insomma anche le collaborazioni “esterne”, funzionano egregiamente e spessissimo sia io che la Baronessa diciamo per esempio al costumista “fai tu.. ci fidiamo” ed effettivamente facciamo bene, non ne sbaglia uno di costume, vale anche per i fotografi e per gli altri. Qui mi sono posto una domanda, ma abbiamo avuto molto culo? In parte si, in parte è selezione, è capitato di collaborare con persone che magari parevano affidabili e poi all’ultimo minuto ci lasciassero in braghe di tela, nessun dramma, si rimedia sempre, ma poi con quella persona non si collabora più, perché basta avvisare per tempo se non lo fai, non va bene. Così col tempo restano le persone affidabili.
Insomma mi ritrovo per esperienza personale a capire che ci possono essere diversi tipi di organizzazione, possono funzionare tutti, dipende sempre dal contesto, dai soggetti, dalla scelta delle persone, dalle inclinazioni. Di certo lavorare in un gruppo che fa Arte è particolare, perché c’è un cemento che lega le persone ed è la passione per quello che si fa, il piacere e il divertimento di farla.  Quando io creo una cosa bella, sono semplicemente felice e fare una cosa bella con altri è anche meglio. Al contrario il rischio grosso è trovare ingombranti personalità da “diva” che possono essere molto difficili da gestire e comunque resta il convincimento che una certa componente di “culo” ci voglia, come anche la convinzione totalmente irrazionale che si attirano le persone giuste per te in quel momento, ma quello che fa molto è la selezione delle persone, di solito quelle brave, non hanno bisogno di dimostrare alcunchè o di fare casini, proprio perché sono forti in quello che fanno e questo col tempo abbiamo imparato a capirlo con una certa sicurezza.
Concludo con una folgorazione di questo preciso istante: io ho sempre pensato di essere uno che non sapeva lavorare in gruppo….
LaMarchesa13
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