CONSIGLI TELEVISIVI: Mr Selfridge

Serie creata da #AndrewDavies, basata sul libro di #LindyWoodhead.
Racconta la storia della nascita dei Grandi Magazzini #Selfridge, all’inizio del secolo scorso, fondati appunto dall’ americano Henry Gordon Selfridge.
Passato su Sky è ora approdato alla Rai.
(In fondo alla pagina il link per vedere la serie)

Da quando hanno messo la TASSA sulla TV in bolletta elettrica, (trovo scandaloso far pagare il canone e continuare a passare pubblicità) non mi faccio scrupolo di fruire di tutti i contenuti interessanti che la rai mette in rete. Una buona ne hanno fatta, hanno creato una piattaforma (RaiPlay), che consente di vedere i programmi in diretta streaming, e di vedere parecchi contenuti in differita, quando più ci aggrada.
Girando tra vari film, serial e pessime fiction, becco Mr. Selfridge.
Storia in costume, ambientata all’inizio del secolo scorso, che racconta la nascita dei magazzini Selfridge (Per chi non lo sapesse, tuttora esistenti in Inghilterra) e del suo fondatore, nonché della sua famiglia e delle persone che vi lavorano.
Tutto ciò che riguarda negozi, vestiti, accessori, pubblicità, trucco e parrucco, attira la mia attenzione e quindi mi metto a guardarlo, in breve, degli otto episodi pubblicati, al momento in cui scrivo, me li sono visti tutti in due serate. Mi hanno letteralmente entusiasmato.
Non solo per il personaggio principale, prototipo dell’imprenditore illuminato e geniale, che tratta con rispetto i suoi dipendenti, ma è inflessibile con chi ha comportamenti scorretti e truffaldini. Ama la sua famiglia, ma non lesina avventure extraconiugali, mettendo a rischio la tenuta della stessa e la sua immagine pubblica. Ha intuizioni geniali nel capire il potere della pubblicità, delle merci esposte, del modo di vendere. In una società ingessatissima come quella inglese dell’epoca, in pratica anticipa tutte le tecniche di vendita, di marketing e di pubblicità che oggi sono prassi comune di qualsiasi store di vendita, come i saldi stagionali. Certo, l’esperienza ricca, elegante, quel mix perfetto di tecnica commerciale, promozionale e umana si è totalmente perso, è rimasto solo il marketing e la vendita, del tutto spersonalizzati, basta vedere qualunque centro commerciale.
Tra l’altro è un notevole tronco di pino, il che non guasta, un orsetto ben piazzato, con tanto di barba curatissima (come si usava all’epoca e di ritorno oggi) e un set di abiti maschili, che saranno stati presumo piuttosto rigidi e scomodi, ma di un’eleganza assoluta.
Un telefilm che racconta molto bene, il secolo nuovo che arrivava con tutte le innovazioni scientifiche, tecniche e sociali. Ci sono le suffragette e la lotta per il diritto al voto femminile, le abitudini che cambiavano, compresa la moda (di li a poco sarebbe esplosa Coco Chanel), le spedizioni per la conquista del polo sud, tutti eventi che Selfridge, paladino dell’innovazione utilizza, in modo assolutamente agile e naturale, per promuovere i grandi magazzini, continuando a creare eventi seguitissimi e a far costruire vetrine spettacolari per promuovere il brand.
Questo è il contesto, la cosa che mi ha catturato è ovviamente lo sviluppo dei personaggi, le vicende private e pubbliche, raccontate con una sottile ironia tutta britannica, una certa rigidità formale dei personaggi, che ben rappresenta l’epoca e che mi fa riflettere, pensando a quanto siamo diventati mediamente cafoni, che forse, abbiamo perso qualcosa di prezioso, la bellezza della forma, perché la forma è contenuto. Non è che i personaggi non commettano errori, cazzate e scorrettezze, ma il tutto viene raccontato con un tono che scivola continuamente tra commedia, dramma e melodramma, rendendolo leggero e intenso insieme. Lo trovo sofisticato e amo moltissimo come sono raccontati i personaggi femminili, da Lady May, tipica arrampicatrice sociale, che riuscendo a fare il matrimonio giusto arriva ad influenzare le più alte sfere della società inglese e prendendo sotto la sua ala protettrice Mr Selfridge è una delle artefici del suo successo, una donna abituata ad avere ciò che vuole, a manipolare, influenzare e che non disdegna la compagnia di giovani amanti bellocci, fino a alla commessa intelligente e determinata che preferisce la carriera all’ amore.
Insomma i personaggi femminili in questo telefilm sono assolutamente di primo piano.
Non ve lo dico nemmeno quanto sono belli i costumi, le pettinature, gli arredi, la fotografia, i movimenti di macchina, la recitazione, nonché la regia.
Questo è per me uno strano periodo perché da un po’ di tempo ho cominciato ad amare le storie in costume, in particolare dalla metà dell’800 fino agli anni 60 del 900 e non mi chiedete perché,  non ne ho la più pallida idea, ma questo Serial è capitato proprio a fagiolo.
Una cosa soprattutto mi ha dato da pensare, come doveva essere quel periodo storico, di totale passaggio e trasformazione, pieno di contraddizioni ma anche con una spinta propulsiva e di cambiamento potente (che ha portato anche a ben guardare, due guerre mondiali, va ricordato) e lo paragono a questo inizio secolo, che nonostante le innovazioni scientifiche, le invenzioni, i 70 anni di pace Europea mi sembra che a livello sociale e culturale nonché economico, abbia fatto decisi passi verso la barbarie, ma naturalmente questo lo diranno gli storici, io ci sono troppo immerso dentro per essere obiettivo.
Insomma guardo questo bel Serial, che mi coinvolge parecchio e non posso fare a meno di provare uno strano e sfuggente senso di nostalgia..
(Ho letto recensioni che invece dicono che il Serial non decolla, per me ovviamente decolla benissimo).
M13

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 Mr Selfridge
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Commenti

  1. Ciao sono Vico, non sapevo che ti appassionasse l'argomento, allora ti segnalo un docufilm che mi piace tantissimo "The Store" http://m.imdb.com/title/tt0086371/ Un po' difficile a trovarsi, spesso lo manda Rai3 a notte fondissima. Intrigante, datato 1983,
    Ciao (se trovi poi dimmi)

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