CONSIGLI DI LETTURA (2): Siete pazzi a Mangiarlo di Cristophe Brusset
Qualche giorno fa dopo aver fatto una serie di commissioni, e avendo qualche ora libera, decido di farmi un giro per la via commerciale più importante di Milano. Visto che ci sono i saldi ne approfitto per girare un po’ per negozi a caccia di uno zainetto che trovo al modicissimo prezzo scontato di 15 €, fatto l’acquisto mi rendo conto che ho ancora più di due ore libere e allora decido di recarmi ad una nota libreria, con caffè annesso e mi permetto di girare per gli scaffali a curiosare tra i libri, attività che amo sempre molto. Mi cade l’occhio su questo libro, scritto da un manager francese che per oltre 20 anni, ha lavorato nell’industria agroalimentare del suo paese. Inizio a sfogliarlo e mi cattura subito, sconvolgendomi e convincendomi all’acquisto. Scrittura leggera e piena di ironia, anzi di sottile sarcasmo, ma sconvolgente nei contenuti, si, rimango sconvolto, tanto sconvolto che decido di scrivere questa piccola recensione, rendendomi perfettamente conto, che esco un po’ dal seminato, rispetto ai contenuti standard di questo blog, che tratta principalmente di immagini, musica, racconti e intrattenimento, ma le eccezioni si possono fare ogni tanto.
Il punto centrale da cui si snoda tutto il racconto è che la grande distribuzione obbliga i propri fornitori, a prezzi così bassi, che questi, soprattutto le aziende medie e piccole, per sopravvivere ne inventano di ogni.
Certo l’autore specifica che non tutte le aziende funzionano in questo modo, ma molte si.
In pratica questo si traduce in frodi, frodi sul peso, sui packaging ecologici, sulla provenienza delle merci, sugli ingredienti, sulle scadenze, su tutto.
La chimica la fa da padrone, cosa non ci mettono nel cibo che mangiamo, emulsionanti, coloranti, aromi artificiali, conservanti, tutto per migliorare aspetto e sapore di prodotti di pessima qualità, la lista è infinita.
Direte, che già si sapeva, anche io lo sapevo, ma vederlo scritto, leggere episodio per episodio, con tanto di conversazioni, tratte dalla memoria dell’autore, perché sono le sue personali esperienze professionali, vi lascia un filo disorientati, anche perché tanti trucchetti utilizzati, mi erano totalmente sconosciuti.
Quattro episodi mi sono rimasti impressi:
Quello dei prosciutti cotti che comprati piccoli, vengono gonfiati chimicamente per aumentarne il peso, quello della partita di tartufi cinesi (praticamente insapori) comprati a trenta euro al chilo, aromatizzati chimicamente e venduti al prezzo di mercato del tartufo vero, cioè intorno a mille Euro, con un margine di guadagno assurdo.
Quello di una partita di tè cinese, beccata dai controlli sanitari con un livello di diserbanti abbondantemente fuori dai limite di legge, ma che dopo qualche giorno viene lasciata passare come niente fosse e messa in vendita, perché la cosa era talmente grande, (cioè a livello europeo), che gli stati per non disturbare il commercio col colosso cinese (che va ricordato tiene in mano, sotto forma di azioni, il debito pubblico di parecchie nazioni occidentali, America compresa) hanno lasciato stare tutto.
Quello dei prodotti affumicati, che non vengono affatto affumicati in appositi e costosi impianti, ma con iniezioni di questo cosiddetto “fumo chimico”, ovviamente ad un costo enormemente inferiore.
Da qui capirete che l’aumento esponenziale di malattie quali il diabete, le malattie cardiovascolari, le allergie e le intolleranze e manco a dirlo i tumori, non sono mica frutto del destino.
Il libro l’ho finito in un paio di giorni e poi quando sono dovuto andare a fare la spesa al supermercato, qualche giorno dopo, mi è preso il panico, mo’ che cazzo compro??
Perché ormai anche alimentarsi è diventato una guerra quotidiana, ma è una guerra che non possiamo evitare, non solo per la nostra salute, ma anche perché è solo attraverso i consumi che possiamo, non dico fare la rivoluzione ma almeno indirizzare un filo meglio l’industria. Ma come?
Io ho adottato questi accorgimenti, alcuni già da molti anni (amando la buona cucina sono sempre stato molto attento a cosa mettevo in tavola), altri li ho adottati da pochissimo.
1)leggere le etichette e la provenienza, è una rottura di balle, ma già li capisci che se ci sono troppi ingredienti e troppi E231 e via coi numeri, meglio non comprarli. Dopo un paio di spese, impari a memoria i prodotti da evitare.
2)comprare Italiano, non che le aziende italiane non adottino i comportamenti suddetti, ma almeno il prodotto italiano, non ha viaggiato in enormi container, dalla scarsa igiene, non è stato trattato esageratamente per la conservazione, ma soprattutto non ha consumato petrolio ed energia massicce per attraversare mezzo mondo. Quindi io le pere dall’Argentina o l’aglio dalla Cina mi rifiuto di comprarli, perché se io Italiano, trovo sugli scaffali aglio Cinese, qualcosa di grosso nel mondo ha smesso di funzionare.
3) Non compro prodotti che costano ragionevolmente troppo poco, se trovo un olio extra vergine d’oliva che costa 2,50 al litro, sapendo che per essere un discreto prodotto deve costare almeno dai 6 in su, e ovvio che è la qualità quella che manca al prodotto in questione
4)Quando possibile compro nei piccoli negozi, al super ci voglio andare sempre meno, primo perché preferisco dare i miei soldi a qualcuno che conosco e favorire l’economia locale, secondo perché almeno mi faccio anche due chiacchiere e instauro rapporti umani, come nel caso del fruttarolo a cui spesso mi rivolgo, la spesa non è poi tanto superiore rispetto al supermercato, riduco un po’ le dosi e sto attento a non buttare niente per via della scadenza, insomma compro meno e consumo tutto.
5)(Questa è nuova) Voglio evitare i prodotti cinesi, primo perché arrivano da troppo lontano, secondo perché in quell’enorme paese producono solo bassa qualità, per qualsiasi tipo di prodotto e terzo la grande fregatura della globalizzazione è che oltre a inquinare, distrugge le aziende nazionali ed Europee.
6)(Anche questa è nuova) Quando possibile e compatibilmente col portafoglio, compro biologico, pur sapendo che anche qui le frodi ci sono e magari non tutto quello che viene dichiarato bio, lo sia veramente, ma almeno favorisco un tipo di produzione più rispettoso dell’ambiente (a quanto ho capito un certo grado di trattamenti sono consentiti anche nel biologico) e cerco di stare attento che sulla confezione dei prodotti ci siano i marchi delle certificazioni europee. Questa scelta abbastanza recente l’ho decisa, dopo la lettura di un articolo (Qui ho recuperato un link 15 GIORNI DI DIETA BIO: EFFETTI) dove hanno sperimentato su una famiglia, per 15 giorni il precipitare di pesticidi e altre sostanze nelle urine, alimentandoli con soli prodotti biologici, che anche se non ha valore statistico, è davvero convincente.
7)Non compro prodotti pronti, cucino tutto da elementi freschi, ci metto più tempo, ma adorando cucinare, non mi viene difficile.
Evito come la peste, merendine, formaggi industriali, maionesi, salse e sughi pronti, insomma tutta quella roba dove l’industria ci può infilare schifezze, che oltre a far male, aumenta anche molto i costi. (Controllate sempre il costo al chilo è li che vi rendete conto dell’effettivo prezzo di un prodotto, per esempio una busta di insalata lavata a 99 centesimi, sembra un’occasione, ma se guardo il prezzo al chilo e lo confronto con l’insalata non lavata vedo che il prezzo è 10 volte tanto)
8)Non compro bibite gasate sono zucchero puro, più qualche acido
9)Cerco di comprare prodotti Dop, l’ Igp è un po’ una fregatura, perché basta che una parte della lavorazione di un prodotto sia fatta nel luogo geografico tipico, per avere la certificazione Igp. In pratica, se ho capito bene, si può comprare latte irlandese, portarlo in Italia a Pienza e farci il pecorino per avere l’Igp. Il dop richiede invece un protocollo molto più stringente.
10)Sto per sperimentare i GAS, gruppi di acquisto solidale, per acquisti locali e si spera di qualità, non so come andrà, vedremo.
11)Sto attento ad informarmi quando possibile
In conclusione mi viene da fare una riflessione: che sfinimento, guarda te se anche per mangiare devo farmi uno sbattimento tale, ma quale è l’alternativa? Poi mi rendo anche conto che ormai anche comprare da mangiare è diventato politico, ma non è tanto strano se pensiamo che non siamo più considerati cittadini, ma consumatori e come tali scegliendo cosa comprare facciamo una scelta politica e forse scegliendo cosa comprare con coscienza ridiventiamo cittadini, e per tornare al libro da cui è partito tutto questo discorso, una lettura piacevole ed appassionante, a tratti sconvolgente, ma che vale la pena, oggi essere informati è tutto.
Genere: Economia, finanza e management
Listino:€ 16,90
Editore:Piemme
Data uscita:11/10/2016
Pagine:227
Lingua:Italiano
EAN:9788856656404
Lo trovate anche sul web, basta digitare il titolo su Google e costa pure un filo meno.
BM13
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