OPINIONI: il Fuorisalone per fermare il tempo
E’ domenica e il clima è praticamente estivo, pur non avendo la tipica afosità del periodo, anzi l’aria è frizzantina, soprattutto al mattino, E’ l’ultimo giorno del Fuorisalone, un evento a cui amo partecipare, ma che spesso mi sorprende senza che mi renda conto. Purtroppo succede con le vacanze estive, il Natale, la Pasqua, il Gay Pride, e molto altro. Questi eventi non riesco a programmarli e organizzarli, perché c’è il lavoro, c’è la famiglia, ci sono gli spettacoli, c’è il blog e quante altre cose? Mi arrivano tra capo e collo e io sono quasi sempre del tutto impreparato.
Recentemente mi sono reso conto che faccio, facciamo troppe cose, la Baronessina ancora più di me, non ha proprio il senso delle proporzioni, ma lei, a suo vantaggio, ha un’energia dovuta all’età che io mi sogno ormai.
Così quest’anno anche il salone è arrivato e noi ci siamo trovati praticamente senza possibilità di andarci insieme, per gli impegni di lavoro della Baronessina ed io che mi sono trovato una finestra di tempo di poche ore nella tarda mattinata del sabato, girando senza informazioni, in una zona scelta a caso e con la sensazione che non si possono fruire gli eventi in maniera così dispersiva e inconcludente, ritrovandomi a vagare senza piani, senza scopo quasi, se non quello di perdermi in una sospensione temporale e una meravigliosa sensazione di isolamento.
Già perché l’aspetto che mi è sempre piaciuto di questo evento è, al contrario della settimana della moda, evento chiuso e settario, un avvenimento che coinvolge la città intera, la trasforma democraticamente in una babele di appuntamenti, esposizioni e persone di tutti i paesi, e rende Milano ancora più bella del solito. Milano è una città che ha saputo tenere botta alla crisi ormai strutturale di questo paese e ha saputo trasformarsi e rinnovarsi, e pur con tutti i puzzoni, gli hipster e i morti di moda, i bar e i ristoranti veggie e bio che ti fanno pagare un tramezzino come un gioiello di Cartier, ha saputo darsi una nuova faccia e farti godere passeggiare per le sue vie.
Di fatto non ho fatto altro che girare senza obiettivi, se non quello di avere ottima musica nelle cuffiette, godendomi il sole e il caldo, la mia amata camicia bianca leggera, e senza nessun desiderio di comunicare con nessuno, anzi ho scansato con agilità, le hostess che in molti stand cercano di attaccare bottone coi visitatori e potenziali compratori, rigorosamente in inglese off corse, che è una cosa che ho sempre detestato di questo avvenimento. Va bene l’inglese è una lingua internazionale, avere i cartelli che ti spiegano i progetti in inglese fa tanto figo, sfoderare un ottimo inglese fa bene agli affari, ma lo trovo assolutamente irrispettoso nei confronti della nostra meravigliosa lingua, porca miseria ma almeno i cartelli in doppia lingua e le persone degli stand che esordiscono con un "buongiorno"? Come succede per esempio a Parigi, dove esiste addirittura una legge che obbliga qualsiasi cartello pubblico con una scritta in altra lingua, ad avere la traduzione in Francese?
In ogni caso, ho provato la meravigliosa sensazione di essere libero e solo, di essere senza tempo, quasi senza dimensione reale, di avere la città a mia disposizione, trasfigurata e metafisica. Ho camminato come un disperato per oltre due ore, godendomi, brezza, raggi solari, movimento, e qualche esposizione interessante, con molta fuffa devo dire, in una zona quella di via Ventura e Lambrate, un po’ sottotono quest’anno, pare che gli affitti delle zone espositive abbiamo toccato livelli assurdi, e molti si sono spostati in altre zone.
Quello che mi ha fermato verso le tre del pomeriggio, sono stati, una mostruosa fame, una stanchezza fisica notevole e l’affollamento che cominciava a superare il livello di guardia, perché naturalmente per godersi il fuorisalone è necessario scegliere accuratamente gli orari. Così sono arrivato ad oggi, Domenica, con l’idea appena alzato di farmi un’altra zona, ma nicchiavo, rimandavo, indeciso, per rendermi conto che, finestre spalancate, luce che inondava tutta la casa, in canottiera e pantaloncini, non avevo nessuna voglia di muovermi, e allora mi sono messo a lavorare un po’ al pc, con la musica di Arvo Part in sottofondo, perché il desiderio di perdersi e di fermare il tempo oggi è ancora più forte di ieri, ne approfitto per scrivere il mio articoletto, e godermi l’assoluta atemporalità che ha assunto la casa.
In conclusione, prendetevi il tempo per passeggiare per la vostra città, o per la campagna se vi abitate, fa bene allo spirito e al corpo, prendetevi tempo per fermare il tempo, succede qualcosa di meraviglioso alla mente, si dilata, inventa e trova anche soluzioni che magari avete cercato per giorni a qualche problema.
Propedeutica alla creatività.
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