CONSIGLI TELEVISIVI: le Terrificanti avventure di Sabrina
Non sono mai stato un fan dell’horror, però ho tutta la serie a fumetti di Dylan Dog, però guardavo STREGHE con la Shannen Doherty anche se non si può definirlo un horror, e certamente rispettava lo schema eroe/eroina buono/buona che combatte il male e anche se a fatica, vince. Erano altri tempi, il mondo non era ancora così dissociato e contradditorio come oggi, complice una società fluida che ingenera insicurezza e frustrazione e come è giusto che sia, anche i racconti, il cinema, le serie tv, si sono adeguati e rispecchiano questa evoluzione. Per caso mi sono imbattuto in questa nuova serie Netflix, LE TERRIFICANTI AVVENTURE DI SABRINA, incuriosito, perché lo confesso, guardavo SABRINA VITA DA STREGA degli anni 90, a cui la serie si è liberamente (molto liberamente) ispirata, simpatica e innocua sit-com sulla vita di una strega adolescente che vive con due zie streghe anch’esse. Notando immediatamente l’incredibile somiglianza dell’attrice che recita nella serie Netflix, con quella che recitava nella sit-com, ho provato a vedere una puntata e sono rimasto spiazzato molto piacevolmente, in un lampo mi sono gustato tutte le 10 puntate della prima serie.
Non sapevo che esistesse anche una versione a fumetti della “Archie Comics” da cui il telefilm ha tratto linfa. Mi sono trovato proiettato in atmosfere gotiche, ben rappresentate da un’ambientazione, uno styling e una fotografia perfette, per veicolare un racconto appassionante, pieno di sottile humor nero, politicamente scorretto, dove i personaggi sono pieni di sfaccettature, simpatici e terrificanti insieme, passionali e disturbati. Il confine tra buono e cattivo praticamente non esiste e la stessa Sabrina si ritrova a fare cose non proprio eticamente condivisibili, soprattutto quando si incaponisce a voler far risorgere un morto.
Ma non voglio spoilerare, o almeno vi do giusto qualche traccia. La storia è questa:
Sabrina Spellman, sull’orlo dei 16 anni, orfana (i genitori sono morti in un incidente aereo), mezza strega per via di padre, e mezza mortale, vive con due zie streghe, votate al culto del signore oscuro, cioè satana. L’aspetta la cerimonia per il suo compleanno, in una foresta più gotica che mai, dove dovrà firmare col suo sangue, sul registro di satana, la sua appartenenza alla congrega delle streghe, votandosi così, completamente al Signore oscuro. In parallelo vive una vita da adolescente, con tanto di liceo, fidanzato e amiche del cuore. Sabrina è intelligente, caparbia (direi testarda come un mulo) e cerca di districarsi tra questi due mondi. Essendo sostanzialmente capace di ragionare con la sua testa, manda a carte e quarantotto le convenzioni rigidissime della congrega, riuscendo a fare discretamente incazzare il Signore oscuro e mettendo in grosse difficoltà le zie, la reputazione della famiglia Spellman, e il potere oscuro; da qui parte tutta la vicenda, piena di intrighi, personaggi ambigui, vendette, battaglie, autoflagellazioni, morbosità e tanta, tanta scorrettezza.
A voler leggere metaforicamente la storia, pare proprio indicare quanto sia difficile essere sé stessi, pensare con la propria testa e uscire dai rigidi schemi sociali, il che mi pare una metafora perfetta dei nostri tempi, dove mai come oggi si è dominati da un conformismo davvero soffocante. Inoltre Sabrina si ritrova a combattere un maschilismo dominante, ben rappresentato dal sommo sacerdote di satana, dal preside del liceo e dal padre del suo fidanzato e lo fa avvalendosi, tra gli altri, dell’aiuto della professoressa del liceo (si scoprirà abbastanza in fretta, strega anch’essa e anche molto altro, che però verrà rivelato nell’ultima puntata), un personaggio che rappresenta perfettamente un modello di femminilità, ambiguo, falso, capace di muovere i fili della vicenda con l’inganno, la seduzione e la perfidia, perfetta rappresentazione di una femminilità che stretta nelle maglie di una struttura dove il potere è maschile, impara e affina l’arte della seduzione e della menzogna per raggiungere i propri scopi, mi ricorda la Marchesa de Merteuil delle Relazioni pericolose (film del 1998 diretto da Stephen Frears), magistralmente interpretata da Glenn Close.
Una delle cose più convincenti del personaggio di Sabrina è che è sì carina, ma non bella, piuttosto bassina, una normale adolescente, che quando è truccata diventa anche bella, ma in alcune inquadrature, con la pelle bianca, un po’ di occhiaie, e i capelli acciabattati, sa tanto di persona comune, le fa da contraltare una delle tre "sorelle Sinistre”, Prudence Night, una strega di colore, coi capelli cortissimi, pettinati a onde anni 20, rivisitate, ma che scivolano tra il platino e il nero, il trucco super dark, che è di una bellezza fuori dal comune.
In sostanza la serie è ben girata, ben sceneggiata, anche se a tratti c’è qualche incongruenza e qualche forzatura dei personaggi, ben recitata, la fotografia è splendida, l’ambientazione e lo styling adeguati, insomma molto appassionante.
Vanno segnalate per la loro interpretazione sia le zie di Sabrina, sia la professoressa con un physique du rôle perfetto per la parte, sia la protagonista, che ho scoperto aver recitato da bambina nella serie pluripremiata MAD MAN, nei panni della figlia di Don Draper, dove già lì ha mostrato le sue capacità interpretative.
Netflix certamente studia il suo pubblico e crea prodotti ad hoc, ma dimostra che si può coniugare l’aspetto commerciale con la qualità, che si possono creare storie vendibili ma piene di sottotesti, citazioni e riferimenti culturali, non c’è niente da fare, gli americani, queste cose le sanno fare bene. Questa è la seconda serie di Netflix di cui scrivo la recensione, la prima è stata WESTWORLD (la potete trovare QUI), e in tutte due i casi la qualità è decisamente alta. Per questo sostengo da tempo, che a meno di un cambiamento radicale, la tv così come la conosciamo è un dinosauro morente e che è solo una questione di tempo (non so quanto) per la sua dipartita.
Curiosità finale, a dimostrazione di certi aspetti della società americana per noi decisamente surreali, pare esista in America una chiesa di satanisti, riconosciuta e istituzionalizzata che ha fatto causa a Netflix e alla Warner per violazione del copyright, in quanto, nella serie di Sabrina compare la statua di baphomet, uguale a quella presente nella loro chiesa e perché danneggiano la loro reputazione, in quanto veicolano un’immagine negativa della loro religione. Hanno chiesto 50 milioni di dollari di risarcimento, quindi la serie potrebbe anche venire ritirata, anche se è già in lavorazione la seconda. Come italiano rimango basito, e faccio fatica a comprendere per bene certi aspetti paradossali della società americana.
M13
Crediti
Ideatore:
Roberto Aguirre-Sacasa
Soggetto:
dai fumetti di Roberto Aguirre-Sacasa e Robert Hack
INTERPRETI
E PERSONAGGI
Kiernan Shipka: Sabrina Spellman
Ross Lynch:
Harvey Kinkle
Lucy Davis:
Hilda Spellman
Chance Perdomo: Ambrose Spellman
Michelle Gomez:
Mary Wardwell / Madam Satana
Jaz Sinclair:
Rosalind Walker
Lachlan Watson:
Susie
Tati Gabrielle: Prudence
Adeline Rudolph: Agatha
Richard Coyle:
Faustus Blackwood
Miranda Otto:
Zelda Spellman
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